Torna il magnesio, surclassa l'alluminio e sfida il carbonio

2022-09-10 11:59:01 By : Mr. Jack Wang

19 dic 2020 – La colpa? La “colpa “in fondo è stata del carbonio. Sì, la “fibra nera” ci ha messo del suo ad eclissare sul nascere un materiale che invece nell’industria ciclistica aveva le sue effettive ragioni di esistere.

>> Il magnesio per bicicletta

Parliamo del magnesio, proprio quello su cui, una ventina di anni fa, investirono diversi produttori: a fine Novanta Merida pensò per primo di utilizzare magnesio per realizzare i suoi modelli di alta gamma, sia da mtb, sia da strada; per citare un altro grande marchio, qualche stagione dopo fu la volta di Pinarello, che la sua Dogma Magnesium la fornì niente meno che ai professionisti. Sempre di un’azienda italiana era l’attacco Deda Elementi Mag00, leggerissimo, costruito interamente in magnesio. Il magnesio – si sentiva dire già allora – era una valida alternativa all’alluminio, a quei tempi materiale d’elezione per la telaistica, ma rispetto a questo con una leggerezza decisamente superiore e una resistenza meccanica più elevata.

Perché, dunque, il magnesio non soppiantò la lega leggera? Prima di tutto per la sua maggiore complessità nella lavorazione, più nello specifico nel saldare assieme i vari tubi, aspetto che evidentemente significava costi di produzione più alti; altro punto debole del magnesio era l’elevata esposizione alla corrosione, che lo rendeva materiale delicato e caduco. Tant’è, alla fine, a “dirimere” definitivamente la questione ci pensò il carbonio, che nei primi anni del Duemila mandò praticamente “in pensione” l’alluminio per quel che riguardava la produzione di telai ciclistici di fascia alta, e assieme a questo accantonò qualsiasi tentativo di sperimentazioni su altri materiali metallici, come appunto poteva essere il magnesio.

Durante tutto questo tempo non sono mancati produttori che hanno continuato a investire in questo segmento. Si è trattato però di nicchie, esperienze che non hanno mai avuto grossa diffusione commerciale. Sarà anche il caso di Vaast?

Vaast è una giovane azienda statunitense dell’Ohio, che in gamma ha solo biciclette in magnesio: la Allroad A1 è la gravel della collezione, noi di Cyclinside abbiamo avuto il modo di provarla e fa notizia perché oltre ad essere in magnesio è sul mercato con un prezzo davvero appetibile di 2000 euro.

Prima di scendere nei dettagli tecnici della bici in questione è doverosa una precisazione di fondo quando si parla di telai in magnesio: più che di magnesio puro occorre dire che ci si riferisce comunque a una lega di alluminio, dove però il magnesio figura tra i materiali leganti in misura più o meno marcata, a seconda dei casi in esame. Appunto, nel caso delle tubazioni della Allroad A1, la lega chiamata Super Magnesium AE81 ha una struttura composta per il 91% da magnesio, per l’8% da alluminio e il restante 1% costituito da elementi rari.

A detta del produttore, o meglio a detta di Allite Inc. – che è azienda dell’Ohio che fornisce le tubazioni in magnesio a Vaast e che è fornitore anche di molte altre realtà del mondo della robotica, delle biotecnologie, del settore aerospaziale e di quello elettronico –  la lega in questione è il 30% più leggera rispetto alle più comuni leghe di alluminio utilizzate in ambito ciclistico, è il 21% più resistente e non da ultimo è al 100% riciclabile.

Alle qualità meccaniche si aggiunge un’ulteriore qualità che promette di risolvere il limite principale che questo materiale ha sempre avuto nell’impiego ciclistico: il tasso di corrosione di questa lega è pari a quello della maggior parte delle più comuni leghe di alluminio utilizzate nella bike industry; questo prima di tutto grazie all’elevato grado di purezza delle tubazioni di origine fornite da Allite, e in seconda istanza grazie al procedimento proprietario (chiamato PEO) con cui, a prodotto finito – ma non verniciato – Vaast immerge il telaio in un bagno elettrolitico che produce un rivestimento ceramico all’interno e all’esterno delle tubazioni, in grado di assicurare una resistenza alla corrosione decisamente maggiore rispetto alla tradizionale anodizzazione. Vaast ci ricorda che grazie a tutto questo i suoi telai non corrodono nel tempo e neanche rischiano di far scintille o peggio di infiammarsi se eventualmente soggetti a una caduta (visto che l’infiammabilità è un’ulteriore caratteristica del magnesio).

Passando ai numeri, il telaio A1 Allroad ha un peso di 1100 grammi, in misura media non verniciata ed è proposto a 2000 euro circa (2499 dollari per l’esattezza) nell’allestimento base che completa il telaio con una forcella in carbonio e con un gruppo completo Shimano Grx di classe 800 e ruote in alluminio Stans’ No Tube Grail S1 (entrambi specifici per il gravel biking). In termini di costi, una proposta del genere appare quanto meno appetibile, sicuramente più ghiotta rispetto a tante bici in alluminio che al giorno d’oggi formano il segmento di media gamma di molti marchi blasonati; perché no, è una opzione capace anche di entrare in competizione con il carbonio. Le impressioni che abbiamo ricevuto sul campo spiegheranno il perché.

Il test è stato di una Allroad A1 in taglia M. All’interno del genere gravel la geometria ci è sembrata equilibrata, ovvero realizza una buona mediazione tra le bici gravel con geometria più morbida e rilassata e quelle invece con un assetto più scattante (con una leggera propensione verso quest’ultimo ambito). Il test si è svolto su un anello prevalentemente sterrato con grado di difficoltà tecnico medio (almeno rispetto alla destinazione d’uso più frequente del gravel biking attuale). L’impressione più immediata, scattando in velocità e sui fondi irregolari, è stata quella di essere su un mezzo reattivo, nervoso, ma che allo stesso tempo ha una buona capacità di assorbire i colpi del terreno. Certo è che la suggestione di essere su una bici “parente” della lega leggera ci porterebbe a dire, “la reattività dell’allumino e la comodità dell’acciaio“, anche se in realtà, liberandoci da questo condizionamento mentale, potremo anche spingerci a dire che la Allroad A1 ha caratteristiche generali che un po’ somigliano al miglior carbonio. Questo con la riserva obbligata legata al fatto che su una gravel a incidere nelle sensazioni è moltissimo anche che tipo di ruote e soprattutto che tipo di gomme e che pressione utilizzi. Tant’è: l’impressione generale relativa alla guida è stata buona; se poi a questo ambito di valutazione aggiungiamo anche il prezzo il giudizio complessivo su questa originale gravel non può che essere “promossa a pieni voti”, e più che altro apre la strada a tutte le potenzialità che un materiale come questo può offrire nell’ambito della fascia media del mercato, che è forse quella che più conta in termini di domanda del pubblico e offerta dell’industria.

Ulteriori informazioni: https://www.vaastbikes.com

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