Premio italiano di Architettura 2022 a MoDus Architects, Atelier Remoto e Andrea Branzi. Focus sui progetti dei vincitori - le opere in mostra al Maxxi fino a settembre

2022-09-10 12:01:09 By : Ms. Rum Song

Proclamati i vincitori della terza edizione del Premio italiano di Architettura, frutto della collaborazione tra la Triennale di Milano e il MAXXI di Roma. Premiato l'ampliamento dell'Accademia Cusanus di MoDus Architects e Dandalò l'installazione temporanea del giovane studio Atelier Remoto. Premio alla Carriera ad Andrea Branzi

pubblicato il: 11/07/2022 - di Elisa Scapicchio

È di qualche settimana fa la notizia dei vincitori della terza edizione del Premio italiano di Architettura, l'annuale riconoscimento nato dal sodalizio tra il Museo MAXXI di Roma e la Triennale di Milano che, ogni anno, mette in evidenza due progetti distintisi per qualità architettonica e conferisce un premio a un architetto che, grazie al suo lavoro, è stato esempio di valori e buone pratiche.

Un impegno condiviso nella valorizzazione dell'architettura italiana, con l'occhio attento verso l'innovazione, la qualità del progetto e il ruolo sociale e ambientale dell'architettura. Tra 37 candidature proposte quest'anno da un gruppo di esperti, il riconoscimento per il "miglior progetto realizzato negli ultimi tre anni" è stato assegnato al restauro e all'ampliamento dell'ACCADEMIA CUSANUS , firmato da MoDus Architects (Sandy Attia e Matteo Scagnol), mentre Atelier Remoto (Valentina Merz e Lara Monacelli Bani) conquista il premio "miglior giovane progettista" con l'installazione DANDALÒ , già vincitrice della prima edizione NXT MAXXI L'Aquila, prossima all'inaugurazione.

Matteo Scagnol e Sandy Attia (MoDus Architects) | Lara Monacelli Bani e Valentina Merz (Atelier Remoto)

Se, per la giuria internazionale¹, il progetto di MoDus si è distinto "per la qualità urbana del complesso, spazi accessibili e di alto valore civico", relazione tra conoscenza e comunità", Dandalò spicca per "eleganza e narratività attenta e consapevole rispetto al territorio aquilano, insieme a realizzabilità e spazialità adatta ad accogliere gli eventi estivi".

Nessuna incertezza per il premio alla carriera, assegnato all'unanimità all'architetto, designer e accademico fiorentino ANDREA BRANZI .

¹ Giovanna Melandri (Presidente Fondazione MAXXI) • Stefano Boeri (Presidente Triennale Milano) • Pippo Ciorra (Senior Curator MAXXI Architettura) • Lorenza Baroncelli (Direttore artistico Triennale Milano) • Simona Della Rocca | BDR bureau (Vincitrice Premio giovani nel 2021) • Maria Giuseppina Grasso Cannizzo (Vincitrice Premio miglior edificio o intervento completato nel 2021) • Lina Ghotmeh (architetta) • Joseph Grima (Direttore creativo della Eindhoven Design Academy) • Mirko Zardini (architetto e curatore).

a cura di Pippo Ciorra

Al MAXXI di Roma in mostra fino a settembre nella sala Carlo Scarpa anche i progetti dei finalisti: il progetto Anonima Agricola di Captcha Architecture, il Bivacco Fanton di DEMOGO studio di architettura, la Scuola di musica di Bressanone di Carlana Mezzalira Pentimalli, CAMUC - casa museo Cannas di laiBE architettura con Paolo Depau, Piazza del mercato di Enrico Dusi + Matteo Ghidoni, Alessandro Checchin/Sinergo Spa.

Sintesi perfetta tra vecchio e nuovo, il progetto di MoDus Architects si relaziona armoniosamente con la preesistenza dando vita a un complesso organico, interconnesso e aperto alla comunità.

Un intervento delicato, quello di MoDus, che richiedeva di lasciare inalterati i tratti dell'esistente annettendo un nuovo spazio pubblico per riconnettere nella sua interezza il complesso.

Situata lungo la riva del fiume Isarco, a Bressanone, nata come centro per l'apprendimento dedicato allo scambio e all'incontro tra mondo religioso e laico, l'Accademia Cusanus è composta da da tre edifici: Paul Norz Haus, Mühlhaus, e Haupthaus, quest'ultimo realizzato dall'architetto Othmar Barth.

Nonostante l'acceso dibattito che generò nel 1962 - al momento della sua inaugurazione - per la sua estetica così moderna in mattoni e cemento a vista, oggi l'edificio, oltre che capolavoro di Barth, è diventato uno dei landmark di Bressanone.

Semplicità e decoro sono le parole chiave del nuovo gesto architettonico, tradotte in un perfetto equilibrio tra strutture, superfici e luce.

I due interventi progettuali più significativi ed espliciti di MoDus si sviluppano al piano terra dell'Haupthaus, dove un asse di nuova formazione apre l'edificio: al livello inferiore, la grande sala conferenze diventa il nuovo fulcro del complesso; al piano terra, grazie al nuovo asse nord-sud (a sostituzione del corridoio senza uscita) l'ingresso principale è collegato con il refettorio, lungo il quale trovano posto la caffetteria e l'area d'ingresso di recente introduzione, con spazi per sedute informali e viste affacciate sull'unica sala per seminari del piano.

L'area dell'ex circolo privato, al piano interrato, è stata invece trasformata in una serie di sale per seminari, contigue grazie all'aggiunta della sala conferenze. Questa, illuminata dall'alto da un lucernario a forma di U, segna la sagoma del cortile fuori terra, che si trasforma così da spazio residuo in luogo pubblico a valenza sociale.

A dare il nome al progetto è il "'ndandalò", che in dialetto abruzzese significa "altalena".

Riparo e ombra colorata, dalla seconda metà di luglio Dandalò troverà spazio nella piazza antistante Palazzo Ardinghelli (sede del MAXXI L'Aquila), un invito per i passanti a restare, a sedersi, a partecipare e a farsi trasportare dall'atmosfera di festa.

Il progetto nasce dalla volontà di coniugare tradizione locale e risposta alla necessità di creare un luogo di aggregazione, attivando i quattro fronti della piazza di Santa Maria Paganica. L'obiettivo, regalare nuove e inattese fruizioni dello spazio pubblico.

Un mix di suggestioni dà forma all'installazione, dal paesaggio che attraversa l'Abruzzo - prima montagna, poi vallate e infine mare - alle molteplici prospettive delle vie dell'Aquila, tra barocco, contemporaneo, gazebi, palazzi rinascimentali e chiese diroccate. Non da meno, il riferimento al valore della cultura locale, che associa l'elemento telaio - assemblaggio elementare, leggero e trasportabile - alle processioni delle feste popolari dell'Aquilano, con le strutture adornate da lenzuoli e tele trasportate a mano per le vie della città.

Ecco quindi che Dandalò richiama, immediatamente, il gesto della festa, inteso come momento di gioia, un insieme di simboli riconoscibili per la comunità, a partire dalla tradizione tessile locale di coperte di lana, ricami e tovaglie, rivisitata in chiave contemporanea attraverso l'utilizzo di nuovi materiali.

Dal punto di vista tecnico, Dandalò è composto da una pedana di morali in legno di 8 x 8 appoggiati su zavorre in cemento, rivestita di tavolati in legno dipinto che formano delle gradinate e delle nicchie per la sosta ed il riposo. Grazie alla pendenza della piazza la pedana raggiunge un'altezza di 80 cm verso ovest e di circa 10 cm verso est, consentendo, così, di alloggiare tutte le attrezzature tecniche per luci e audio e lo spazio per la raccolta dei rifiuti.

La struttura verticale, composta da un sistema di telai in tubi di acciaio grigi satinati controventato da traversi posizionati ortogonalmente, definisce due stanze - una all'ingresso del museo e l'altra dell'arrivo da Corso Vittorio Emanuele - e un pergolato, che funziona da quinta tra area palco e lato sedute fronte museo.

L'intero progetto è pensato seguendo la buona regola della facilità di smontaggio, prevedendo quindi il posizionamento dei profili giuntati e non saldati, senza compromettere la stabilità della struttura.

La copertura in vele, risultante di una serie di profili in alluminio cavi di lunghezza distinta a seconda delle aree del padiglione, è agganciata ai traversi della struttura primaria, modificabile a seconda delle necessità. La distanza tra gli elementi - lasciando filtrare aria, sole e pioggia - consente alla struttura di evitare l'effetto vela in caso di vento e di eccessiva sollecitazione per il deposito di acqua piovana.

Dandalò la notte brillerà, grazie a corpi luminosi led da esterni che saranno inseriti nei profili cavi in alluminio, simulando l'effetto di catenarie di luci sospese.

Classe 1938, Andrea Branzi è il fondatore - insieme a Paolo Deganello, Massimo Morozzi e Gilberto Corretti - del collettivo Archizoom Associati, il primo gruppo di avanguardia noto in campo internazionale, i cui progetti sono oggi conservati presso il Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell'Università di Parma.

Considerato tra i maggiori esponenti del design neomoderno, i lavori di Branzi rappresentarono la società e le dinamiche del tempo, contestando e sovvertendo le regole fino a quel momento considerate immutabili nel mondo di architettura e design.

Nel 1966, Archizoom insieme a Superstudio, lanciò il Manifesto della Superarchitettura, "l'architettura di superproduzione, superconsumo, superinduzione da consumare, il supermercato, il superuomo, il super gas".

I suoi oggetti sono stati prodotti da Alessi, Cassina, Qeeboo, Vitra e Zanotta.

Negli anni ha ricevuto numerosi premi, tra cui, nel 1987, il prestigioso Compasso d'oro alla carriera.