MUSEO SCOTT: UN TUFFO NEL PASSATO, DALLA ENDORPHIN DEL 1997 ARRIVANDO ALLA SPARK DEL 2016 - Pianeta Mountain Bike

2022-08-20 11:56:56 By : Ms. Sara Chan

Per comprendere come si sia arrivati al punto di sviluppo attuale e quali siano stati gli step evolutivi per arrivare a quello che utilizziamo per pedalare oggi. Noi abbiamo avuto la possibilità di visitare il museo di Scott Sports, all'interno del nuovissimo e futuristico HQ di Givisiez, nella Svizzera del Cantone di Friburgo. Le ragioni per cui siamo stati all'interno della nuova sede sono molteplici, una di queste è stata proprio per capire dove affondano le loro radici tutti i modelli moderni di Scott. Abbiamo visto gli antenati delle mountain bike da cross country utilizzate da Nino Schurter, ma anche altri modelli che hanno fatto parte del processo di sviluppo.

Molti non sapranno però che Scott non ha iniziato a produrre biciclette nella sua storia, tutto è nato nel 1958 quando Scott nasce e inizia la sua avventura con la produzione dei primi bastoncini da sci realizzati in materiale metallico e non legno. Lo sci però rimane uno dei grandi focus di Scott che tuttora continua a produrre accessori per la pratica dello sci. Tra il primo bastone da sci e la prima Mountain bike, Scott si specializza nella produzione di accessori da moto e appunto da sci.

Nel 1990 Scott lancia la prima mountain bike, la Pro Racing. Il telaio era costituito da tubi di leggero acciaio al cromo prodotto da una delle aziende giapponesi più antiche Tange Prestige. Sulla Pro Racing ovviamente compaiono ruote da 26", con freni Cantilever nessuna sospensione e una trasmissione a tre corone anteriori. È la bici che nel 2018 Scott aveva portato in Val di Sole per festeggiare i suoi 60 anni.

Quando vi sorprendete della nuova Scott Spark o delle Bold, pensate che il background di Scott è talmente ricco da aver sperimentato un telaio con sospensione integrata già nel 1993.

Il CAT DH è stato un prototipo che rappresenta anche il primo telaio prodotto in carbonio nella storia della mountain bike. Questo modello è stato prodotto solo in 10 esemplari e aveva già un comando al manubrio per il comando delle sospensioni... e sì, negli anni novanta in DH si correva con la sella alta.

Nel 1997 la missione di produrre modelli da cross country altamente performanti si intensifica con la progettazione della Endorphin Pro Racing World Cup.

Scott torna a pensare in grande per la Coppa del mondo con il primo telaio monoscocca in carbonio, il design futuristico ricorda molti dei disegni delle attuali ebike, ma l'ispirazione probabilmente è la stessa, le moto da enduro degli anni ‘90. La Endorphin è diventata un'autentica leggenda, ma la cosa sorprendente sono i foderi del carro che avevano qualità smorzanti.

La Intoxica è la prima biammortizzata di Scott a lungo travel con un telaio in carbonio, solamente un centinaio di esemplari sono stati prodotti di Intoxica nel 1998 e il concetto sparì proprio due anni dopo. Impressionante è la serie di intrecci dei tubi, con un triangolo anteriore che addirittura era composto da due parti.

Al posteriore era presente un travel di 35 mm, mentre all'anteriore la forcella oltre ad avere una serie sterzo esposta, poteva essere regolata in inclinazione.

Il nome della G-Zero significa Zero Gravità con un telaio ultra leggero in alluminio che si trasforma in un autentico punto di riferimento nella gamma Scott.

La biammortizzata più leggera di tutte quelle proposte dai competitor, una delle primissime pensate per l'utilizzo in gara. Lo schema riprende i modelli precedenti ma l'ammortizzatore non è più a molla, bensì ad aria, è il RockShox Sid Dual Air. Così la forcella, anch'essa RockShox SID Long Travel Dual Air.

Nello stesso 1999 esce dal HQ di Scott anche la Octane DH una doppia piastra con un sellino allungato stile motociclistico.

Con quel tipo di sella si voleva conferire maggiore stabilità sulle discese veloci alla Octane DH, un design futuristico con una forcella Marzocchi Shiver, impianto frenante a disco, c'era un forcellone massiccio una sospensione a molla e ovviamente un doppio reggisella per il voluminoso sellone.

La prima Genius della storia non era una bici da enduro come tutti la ricordano, bensì la bici da cross country e marathon utilizzata da Thomas Frischknecht anche al campionato del mondo marathon di Lugano, nel 2003.

Il risultato è stato il successo di Frischi, la prima vittoria in sella a una biammortizzata. Il telaio della Scott Genius aveva già il sistema Twinloc per la chiusura delle sospensioni che avevano un travel di 120 mm, proprio quelli che adesso la maggior parte dei rider ricercano.

Nel montaggio della Genius MC10 si notano sospensioni Fox con un sistema di regolazione del travel.

Venendo a tempi più moderni abbiamo ritrovato la Scott Scale 700 utilizzata nel 2012 da Nino Schurter durante le Olimpiadi di Londra.

Era il periodo in cui Nino continuava a utilizzare ruote da 27,5" e soprattutto una hardtail su un percorso ultra moderno come quello di Londra.

I cavi passano ancora fuori dai tubi del telaio. In quelle stagioni N1NO utilizzava tubolari Dugast, sospensioni e ruote DT Swiss e una trasmissione Sram 1x. Questa bici l'ha condotto alla conquista della medaglia d'argento alle Olimpiadi di quell'anno.

Il biennio 2015-2016 rappresenta uno dei passaggi cruciali nella storia della Spark, nel 2015 Nino Schurter vince il suo secondo mondiale in sella alla seconda generazione della biammortizzata nata nel 2006 per il cross country.

La Spark vincitrice ad Andorra nel 2015 è stata l'ultima in casa Scott con ammortizzatore posizionato sotto al tubo orizzontale ma aveva già foderi pivotless.

Nell'allestimento di quell'anno Nino conservava la scelta dei tubolari Dugast e sospensioni DT Swiss, la trasmissione era 1x11.

Nel 2016 l'atleta svedese Jenny Rissveds diventa la prima atleta Scott a vincere una medaglia d'oro alle Olimpiadi.

Il telaio della Spark utilizzata a Rio de Janeiro ha un ammortizzatore posizionato in verticale a testa rovesciata e i cavi passano interni al telaio.

Nella gara maschile Nino Schurter vince la sua medaglia d'oro in sella alla stessa bicicletta che è rimasta in gamma Scott fino allo scorso anno. Nessuno dei due aveva utilizzato reggisella telescopici e Rissveds aveva anche un modesto attacco manubrio rivolto verso l'alto.

Ci piace concludere questa visita al museo Scott con questa frase di Dumitru Novac: «Abbiamo bisogno di sentire il profumo del passato per dare il giusto valore al presente.»

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